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1977. La smorfia dice: 77 “i diavoli” (ma nel senso biblico)…Brezsny dice “ariete ‘scendente leone” e giusto perchè al posto della camicia avevo ‘na maglia de flanella, si accende qualche lampadina e si fa di necessità virtù… pensando a oggi nel ’77, abrogano le feste dell’Epifania, San Pietro e Paolo, il 2 e il 4 novembre…quando si dice nato sotto il segno dell’austerity. Nel ’77 finisce pure Carosello ma viene usata per l’ultima volta la ghigliottina (ancor prima ci capitò tra gli altri il povero Babeuf) però è con la Smorfia di Troisi e co. del ’77, che trovo “al minimo” un argomento di charlas negli anni a venire ossia i capelli come quelli del cult dei b-movie Mimì Metallurgico e der Monnezza. Il Troisi che diceva che per viaggiare non bisogna essere per forza emigranti …e aver toccato quasi 4 continenti in 36 anni e la stessa spiaggia a Torre Lapillo negli stessi 36 anni lo prendo come un buon presagio e non più come da bambino come un miraggio…quando mio papà viaggiava il mondo, come emigrante. Nel ’77, oltre a nascere Kimba re della foresta (per contrastare la siesta immobile, a tapparella abbassata, per la telenovela Cuore Selvaggio), in Spagna si hanno per la prima volta elezioni democratiche dopo Franco, l’album The Clash irrompe nel ’77 e in quell’anno, contro un funzionale compromesso storico, che oggi viviamo al ribasso, è l’anno ruvido del Movimento. In fondo, un pò quel senso di allergia nel machiavellico sistema, privo della chiave di volta delle relazioni in carne ed ossa, pare mi abbia lasciato qualche impronta epigenetica. E in superficie, benché il tempo, mi fa allergia tanto quanto, un autistico antagonismo oppositivo poi girotondino e moralista  di tanto “left” radical chic. Incoerente tra il dire e il fare e che, per scrivere un rivoluzioncina, lascia sullo scaffale il libro della Heller. Ma per arrivare e ripartire da quanto detto, prima di una decennale esperienza di vita romana, ho partecipato alla vita politica del mio paese Veglie cofondando la Sinistra Giovanile nel 1996 e divenendo Presidente della Consulta Comunale “Giovani” e “Cultura” nel 1997. Dopo queste occasioni, ho abbandonato ogni pretesa di t*stare il cambiamento sociale (e quindi politico) tramite la politica partitica e rappresentativa a fronte di un’opzione partecipativa e deliberativa, proprio partendo dal fare e dal riflettere della vita quotidiana. Ma, un passo indietro, lì lì per la maggior’età infatti, conseguita la maturità classica al Calasanzio a Campi salentina, parto per Roma così eterna e così mamma puttanona come diceva Remotti, che per 12 anni mi tiene sotto la sua gonna con quel “volemose bene e ‘nnamo avanti” inseguendo “appuntamenti a cui non si arriva mai puntuali”. Così eterna che ci rimasi  per 12 anni nel periodo in cui, tra l’altro, mi sono laureato all’Università di Roma “La Sapienza” in Sociologia, dopo un 3,14 di possibilità che finissi, subito dopo il diploma di maturità, a orientarmi breve tempo tra Ingegneria Gestionale a Torino e frequentare un anno a Biologia a Lecce. Come dice (non ricordo chi) il 3,14 era per gli egizi il rapporto tra destino e libero arbitrio. La matematica non è stata mai il mio forte e fino al ritorno a Lecce, avrei campato di pensiero associativo, al netto di gitane arrotolate, direbbe Vinicio. Durante gli anni universitari, mi sono appassionato alla ricerca sociale partecipando a iniziative e attività di ricerca tra le quali: Gruppo C.E.I.R.S., Antropologia culturale – M. Canevacci, (Dissolvenze – cortometraggio-1997 con Marco Spagnolo),  D. De Masi (Gruppo Rashomonpixel: ”I capi senza tribù. Il caso Undo.net”- 2000). Fino al 2007 ho collaborato regolarmente con la cattedra di Sociologia del Turismo – Dip. Ri.S.Me.S –  presso la quale mi sono laureato (Tesi pubblicata: S. Patera, Salento. Scenari della diversità, Amaltea, Melpignano, 2007) partecipando a diverse attività di ricerca e progetti di intervento nell’ambito dello sviluppo locale, del privato sociale, dell’economia della cultura. A Roma, non solo per la febbre del sabato sera di cui fa menzione Spartaco ar Piotta. In fondo a sociologia, come continuavo a dire, non certo e non solo si organizzavano scioperi (perchè non potevo disporre di chiamare mio papà che non è avvocato). Sempre in quegli anni, tra le attività della cattedra di Sociologia del Turismo con cui collaboravo,  insieme ad alcuni colleghi abbiamo fondato il Gruppo Esopo,  realizzando alcune ricerche tra le quali: “L’organizzazione dell’impresa turistica. Il STL di Montepulciano” (2002); e poi con la stessa cattedra “Il Salento e le sue specificità territoriali (2004) ; ”Il Stl dei Monti Picentini (2005); Analisi di un sistema turistico in potenza: Il Nord del Molise(2006) . Nasce anche in quegli anni il gruppo C.E.I.R.S. con, tra gli altri (Sandro Gentile, Frantziscu Sanna, Irene Strazzeri, Elisa Mariano). Ma come disse la Mead, di cui avevo sentito parlare nelle aule romane, si dice che gli psicologi abbianoproblemi con se stessi e i sociologi abbianoproblemi con la società. Infatti, per evitare di incappare nella confusione tra sociologia e ideologia, tra fiducia e fede, dal 2004 ho iniziato ad approfondire le metodologie e le tecniche di ricerca e analisi dei dati, frequentando, tra gli altri, i corsi di “Analisi statistica multivariata con i package SPAD 4.5 e SPADT” e “Tecniche di analisi del contenuto: software LEXICO3 e TALTAC” presso il Centro Elaborazione Dati – Università “La Sapienza”di Roma. Nel 2005, sotto la Direzione Scientifica della prof.ssa N. Stame e del prof. E. Nocifora, ho svolto attività di ricerca per l’Osservatorio Metropolitano Romano. Nei 12 anni a Roma mi sono interessato a diverso titolo di processi di empowerment comunitario e di auto-produzioni culturali, animando e promuovendo reti di collaborazione su numerosi progetti. Dal 2002 sono stato socio di IRSEA (Roma), ove ho lavorato fino al 2006 e, al contempo in ambito accademico, conseguendo da borsista il Master di II° liv.”Bisogni sociali e progettazione dell’abitare” (Ateneo Federato dello Spazio e della Società) Università “La Sapienza”di Roma (Facoltà di Sociologia – Facoltà di Architettura “Valle Giulia). Stagista, nel 2006, presso il Comune di Roma (Mun. XIX) U.O. 4 – Settore Sviluppo Locale Sostenibile e Partecipato, ho fatto parte dell’equipe di ricerca interdisciplinare che si è occupato dello studio preliminare per il progetto di riqualificazione integrale del Contratto di Quartiere “Quartaccio-Torresina”. Per compensare i pochi soldi e non ancora bravo a compensare gli sforzi per campare con la sociologia in una città come Roma, dal 2006 al 2008 ho diretto (cambiando ovviamente le lenzuola e facendo le colazioni) il Jocanda B&B art (Bed and Breakfast con Laboratorio e spazio espositivo di Arte Contemporanea). Lì, la mia ospitalità salentina (non trovo ancora il 5° mazzo di chiavi della casa di Tore Lapillo) mi permette di dare spazio alle iniziative di alcuni artisti e/o alcuni amici lungo circa 15 tra mostre, performance e istallazioni. Il “Circa” è dovuto al fatto che alcuni vernissage partivano già come feste da cento persone in casa (°°), salvo puire le impronte di scarpe perpendicolari ai muri. Sempre nel 2006, decido per un pò di disintossicarmi dai socialismi di stato nostrani in versione light dove nun c’è bisogno dell’esercito ([…tanto in un secolo, giusto per dire, abbiamo perso oltre 100 varietà di grano, il 60% della SAU è monocolturale, il terreno è deprezzato e le attività connesse sono oramai svuotate. Muoiono processi e prodotti colturali e culturali, muoiono i piccoli produttori e tornano le concentrazioni di nuovi latifondi, commercializziamo solo pochissime varietà di pomodori su centinaia di varietà, il manifatturiero è sostituito dalle big company o dalle mosche bianche bio e slow dove a una melanzana da serra si preferisce la prugna (però bio) del Costa Rica, l’agricoltura è rinsecchita dalle catene lunghe del mercato globale e delle lobbies transnazionali se non gli son bastati i pesticidi che senti ancora sulle giacche dei politici di oggi che parlano di ambiente o di chi blocca per circa due anni la legge per regolamentare i pannelli solari. Ma in fondo, più fondo del fondo, ci regalano i girasoli, e non li rifiutiamo, da mettere nei nostri cannoni  e sfogliando l’esotico dei Viaggi di Repubblica ci concediamo sul divano il remake di Rocky Balboa e Notte prima degli esami; magari pensando quanto è figo e che barba aveva l’attore di “romanzo di un strage”)]…state comodi. Infine, appena partita la moda della partecipazione consultiva finisco lo stage al Comune di Roma, appunto, decidendo di cambiare disco. Preparo l’album con la mia band romana John Goodman Experience che uscirà l’anno dopo e riesco a farmi selezionare in una call internazionale per il Workshop di Progettazione Partecipata “Bajo el mismo techo” promosso dalla prof.ssa A. Nufrio partendo per La Habana (Cuba), alla scoperta del socialismo di stato un po’ meno light. Quell’esperienza unica fu resa possibile grazie alla collaborazione della Facultad de Arquitectura “ISPJAE” La Habana, del Grupo para el Desarrollo Integral de la Capital, della Sociedad Civil Patrimonio Comunidad y Medio Ambiente e del DIAP del Politecnico di Milano. A partire da quell’esperienza è stato prodotto lo studio preliminare e alcuni progetti all’interno del Masterplan del barrio Cayo Hueso e ho pubblicato a Barcelona nel 2009 un saggio in un volume collettaneo, sui lavori svolti nel Workshop a La Habana. Dal 2007 al 2009 ho fatto parte del “Laboratorio di Cooperazione allo Sviluppo” al Politecnico di Milano (Di.A.P – Facoltà di Architettura). Di tali temi, mi occupo attualmente anche in qualità di progettista con fondi nazionali e comunitari e per soggetti pubblici e privati (anche se a fatica la progettazione, che non può esser separata dalla valutazione, ha dei costi, prima che occuparsi di costi). Investendo in auto-formazione, ho perfezionato questo ambito di studi partecipando a corsi e seminari specialistici quali: “Introduzione alla progettazione Partecipata”, IFOC, Bari, 2008; “Social-Gis, Sistema de Informaciòn Territorial” (Oficina del Historiador – La Habana, Cuba) Università Roma 3, Roma, 2008; 2 corsi di “Europrogettazione”, Incubatore ITech – BICLazio – Euro Info Centre, Roma, 2007, premiato tra gli altri, come miglior equipe progettuale. Nel 2007, pur tentando di professionalizzarmi e sfuggire alla morsa del precariato, all’austerity del ‘77 e alla profezia della Mead che rischia di auto-avverarsi (quest’ultima giustificata dal causato ribasso delle pretese sociali cui incappa un professionista giovane per ricordargli tra precariato e dipendenza che è sempre un principiante) mi sono guadagnato un contratto all’ISTAT – Comune di Roma. Respirando un pò di smog romano coi polmoni a dalmata, ho svolto per un periodo il rilevatore per Indagine EU/SILC 07: “Condizione di vita delle famiglie”, che senza la mia vespa, deceduta a Roma, non avrei potuto svolgere. E così mi sono guadagnato qualche biglietto aereo, col piglio di diventare di “sola andata” o come direbbe il mio amico Sandro, ormai/per fortuna a Madrid “come emigrante de concetto” e quasi de core per la Spagna. Sempre nel 2007, per un incontro fortuito ospito a Roma, e mi invita a Milano (UniMiB), il Prof. Leotta, al Soundscape World Project. Il tema dei paesaggi sonori, mi riporta alle voci del Salento,da dove il viaggio era iniziato e un po’ come Ulisse, alla fine (mai tutta), del viaggio e della parabola romana (Mamma Roma addio!). Un viaggio sonoro, una artenza iniziata nel ’97 proprio durante il primo anno a  Roma con un lavoro, fatto con il supporto del Prof. M. Canevacci, sui suoni del Salento e sulle sue Dissolvenze (cortometraggio con l’amico Marco Spagnolo).

Tra il 2007 e poi più stabilmente nel 2009 mi trovo, con un rimpatrio antropologico a interessarmi a “Opere e Vite” volendo sperimentare su me stesso e in un gruppo, il senso del costruire la comunità, nel contesto che avevo lasciato più di dieci anni prima per cercare la risposta (e chissà fino a quando la domanda) al cambiamento sociale. Navigando per sfuggire tra fede e fiducia piuttosto che tra lo spleen romantico anarcoide dell’autodirezione e la classica nostalgia funzionale dell’eterodirezione. Grazie, a una root (e non una route) conosco Salvatore Colazzo e da lui incoraggiato a tirare fuori vecchi appunti lasciati in un’agenda e una tesi di laurea che riempiva l’alzata di casa, partecipo in qualità di relatore al Seminario di Studi “Paesaggi Sonori e progettazione urbana”, da lui promosso, all’ex Dip. di Scienze Pedagogiche, Psicologiche, Didattiche dell’Università del Salento, ove attualmente mi trovo. Sul perché noi del Sud abbiamo il verbo alla fine, pubblico per Amaltea, il libro Salento, scenari della diversità. Nel 2007 ho ottenuto un contratto integrativo di docenza in “Pedagogia dei Media e della Comunicazione” Facoltà di Scienze Sociali, Politiche e del Territorio – Università del Salento. Per l’a.a. 2008-09 sono stato docente a contratto in “Didattica della Comunicazione e del Lavoro di Gruppo“, Facoltà di Scienze della Formazione, Università del Salento e attualmente il Lab. di progettazione formativa presso la medesima Facoltà. Da allora svolgo regolarmente attività di docenza per master e corsi di ogni ordine e grado. La fertile dialogica in corso tra sociologia-pedagogia nel frame della ricerca-intervento, si è concretizzata in numerose attività sul territorio come semi dove i frutto è di chi semina o di chi raccoglie (?). Le esperienze di ricerca sul campo e la possibilità di svincolarsi dall’aut-aut della museificazione e dell’omologazione nonché della retorica incoerente e inorganica degli intellettuali pseudo-partecipanti, mi hanno addentrato fino ai pantaloni, diceva Goffman, a due questioni. Sia alla dimensione etnografica nello studio dei processi di empowerment comunitario sia all’azione e alla riflessione sui dispositivi della progettazione-valutazione partecipata come lento processo culturale di consapevolezza comunitaria e istituzionale che non può che partire da una coerenza di esempio e di impegno nei propri 100 mq, con la metafora dei 50 giorni da orsacchiotto. Campare con la sociologia e la pedagogia mi ha fatto capire tra l’altro, che si può non finire a fare le colazioni all’Hotel President di Roma (almeno non per sempre) e che a partire dal saper agire, ci sta la chiave per attraversare, come in un torrente di fuoco, l’ossessione auto-inflitta della “contesa servo padrone” e con essa degli scioperi rintuzzati, della lamentela teorica e priva di coerenza pratica, della partecipazione che cresce come i funghi e come essi allucina, della retorica del “pubblico” come nel Brazil di Gilliam e della scuola, andando dentro e fuori la scuola. A partire da questi anni intensi di innesti tra teoria e campo, concetti e prassi, nel 2009 insieme al gruppo di Colazzo, abbiamo fondato Espéro s.r.l. Azienda Spin-Off EspérO dell’Università del Salento di cui attualmente sono Vice-Presidente. Dal 2013, in qualità di membro dei Direttivo, lavoriamo invece per coltivare Innovars, associazione delle spin-off e delle start-up dell’Università del Salento. Ah! Poi ci so ritornato in Spagna a trovare Sandro a Lavapiés per 4 mesi lo scorso anno con un visiting researcher al CSIC – Instituto Bienes y Politicas Publicas. Gli ho detto che ci ripasso..Nel mio giovane percorso di scrittura, sono stato redattore de “L’Officina” e “La terra dei Ceci” negli anni del liceo. Ho scritto anche per AR (Ordine Architetti, Roma e Lazio) e ho contribuito a fondare la rivista Oikos sostenibile. Attualmente collaboro con la rivista Amaltea. Nel 2009 ho pubblicato con Salvatore Colazzo, Verso un’ecologia della partecipazione, Amaltea, Melpignano, 2009. WordPress >> e sempre nel 2009, sulla strada del ritorno dopo l’esperienza romana, tiro su con degli amici la Fabbrica di Nichi a Galatina che raccoglieva i delusi di tanto finto teatro politico del gioco delle parti, con oggi qualche superstite (al momento ancora deluso). Per ora ho smesso. Nel giugno 2013 ho conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Pedagogia dello Sviluppo (XXV ciclo) con una tesi dal titolo “L’emergenza della partecipazione e le sfide educative al cambiamento sociale”. Abbandonata ogni pretesa di percorrere il cambiamento sociale se non da un impegno politico nella contesto di ogni giorno, sto optando per la sociologia e la pedagogia, quali opportunità per coprogettare e covalutare il cambiamento sociale verso una nuova (come viene definita oggi) cittadinanza societaria. Come cantava una delle prime canzoni imparate a memoria “Like a rolling stone” continuo a tenere il ritmo, appassionato di folk’n’roll, suono chitarra, armonica, cucchiai e se stau de sciana, il violino. Ho suonato con numerosi gruppi e musicisti in differenti esibizioni in Italia (tra cui Finalista ArezzoWave Basilicata 2007, Emergency 2007, Estate Romana 2005) con vari gruppi (Militia, Allegra Brigata Bodhran, Sjrah, Scijiati Band – sociologisalentini, Terra pi Ciciri, John Goodman Experience. Ho suonato di più, però, (anche se si dice che non si dice) a matrimoni nell’agro romano, in un garage dietro la Prenestina, a casa lu uiple e fore allu Ilario Piranha. Come si scrive: “Toto Patera parla correntemente Inglese e Spagnolo” (e per adesso 30 parole di cinese). L’uomo che legge conosce, l’uomo che viaggia sa…Ci si può portare un libro in viaggio ma si può solo immaginare un viaggio in un libro.